EDUCARE GLI OCCHI
Dopo la scoperta di un gruppo di scienziati britannici che ha messo a punto una macchina capace di valutare gli spostamenti delle pupille in termini di millisecondi, abbiamo intervistato Paola La Rosa, docente della «palestra degli occhi» e aderente a Vision Wellness Club, per capire come colmare le carenze visive che un po’ tutti ci portiamo appresso sin dalla prima infanzia.
«Chi impara a regalare benessere ai propri occhi con tecniche naturali, si accorge ben presto di vedere meglio, ma non solo: si accorge, per esempio, di guidare l’auto con più sicurezza, di avere una memoria migliore, di leggere più velocemente». Così ci diceva, in un’intervista pubblicata sul numero 9 di «MIX Magazine», Paola La Rosa, docente, assieme a Laura Canepa, della «Palestra degli occhi», esperta in optometria comportamentale, titolare della «PLOttica» di Savona, aderente al Vision Wellness Club. Ci sono balzate alla mente queste parole leggendo su «Repubblica» un ampio servizio che annunciava una scoperta scientifica inglese: quando leggiamo un libro o un giornale, le nostre due pupille saltano seguendo percorsi divergenti. L’annuncio della scoperta è stato dato dal professor Simon Liversedge, della Southampton University, al Festival della Scienza di York, dove ha illustrato le potenzialità dell’apparecchio messo a punto e realizzato da lui e dai suoi colleghi e in grado di riconoscere gli spostamenti delle pupille in termini di millisecondi. Sarà così possibile valutare con esattezza matematica le capacità visive di ogni persona.
Siamo tornati da Paola La Rosa, nel suo accogliente centro ottico di via Verzellino 7, a Savona, per meglio valutare l’importanza di questa scoperta ed abbiamo iniziato con questa domanda:
Ora è ufficiale: quando ci si concentra nella lettura di un testo, si incontrano problemi, come la difficoltà di ricezione della comunicazione, per via della disarmonia tra i movimenti degli occhi. Si capisce dunque meglio perché l’equilibrio binoculare è fondamentale per il comfort.
In effetti, occorre che si stabilisca una relazione armoniosa tra i due sistemi fondamentali della visione: quello della messa a fuoco e quello della centratura. La messa a fuoco è il meccanismo che ci consente di vedere nitido. La centratura è invece il meccanismo che ci permette di centrare con l’occhio l’immagine o l’oggetto che vogliamo vedere. Nel caso della lettura, la parola. Questi due sistemi sono in armonia se ognuno dei due occhi è in grado di compiere movimenti coordinati, armoniosi e flessibili.
E’ questo uno degli obiettivi dei corsi della «palestra degli occhi»?
Esattamente. Grazie all’applicazione del metodo Bates, alla optometria comportamentale e alle altre tecniche derivanti dalle discipline olistiche che servono a migliorare il comfort generale della persona, riusciamo a colmare le lacune che si sono verificate nello sviluppo visivo di ogni nostro ospite, a partire dalla prima infanzia, anzi, soprattutto nella prima infanzia.
Quali sono le ragioni di tali carenze?
Vede, la visione è, assieme al tatto, il primo canale, anzi, decisamente, il canale più importante attraverso cui il bambino si pone in relazione con il mondo che lo circonda. Oggi sappiamo che il problema dei disturbi specifici dell’apprendimento legati alla visione è molto grave. Tali disturbi, infatti, riguardano ormai il 90 per cento dei bambini che arrivano alla quinta elementare. E’ dunque un fenomeno assolutamente preoccupante. Anche la Federottica si è mobilitata sottoscrivendo un accordo con l’Associazione per la lotta alla dislessia e creando un apposito corso per insegnare agli ottici optometristi come trattare questo disturbo.
In che cosa consiste, esattamente, la dislessia?
Proprio nella difficoltà di lettura, che si esprime nella difficoltà di interpretare il simbolo grafico, ovvero la parola, in modo corretto. Nel corso della recente «Consensus Conference», organizzata appunto dall’Associazione per la lotta alla dislessia, è stato stabilito che questo tipo di disturbi dell’apprendimento non può essere trattato da un singolo professionista, ma necessita di un approccio multidisciplinare. E, per la prima volta in Italia, l’ottico optometrista è stato identificato come una figura fondamentale in quanto egli è in grado di valutare non soltanto l’acutezza visiva (i famosi «dieci decimi»), ma tutte le abilità visive, che sono poi quelle che consentono agli occhi di fare i movimenti finalmente scoperti, dalla scienza ufficiale, alla Southampton University.
In realtà, queste cose gli optometristi le dicono da ormai quasi un secolo.
Proprio così. E basterebbe ricordare la vicenda del dottor William Horace Bates, che per le sue intuizioni fu trattato malissimo ed emarginato dalla scienza ufficiale. Scoperte come quella annunciata a York, sono la migliore conferma che le intuizioni di Bates erano corrette e straordinarie. Ne ho avuto la riprova rileggendo il libro di uno dei padri della moderna optometria, G. N. Getman, libro che s’intitola «Come sviluppare l’intelligenza del bambino» ed è stato tradotto in italiano a cura dell’EASV (European Academy of Sports Vision). I suoi consigli per i genitori e gli insegnanti affinché un’infanzia vissuta in maniera corretta possa assicurare il successo nell’età adulta, sono gli stessi che noi diamo a chi frequenta la nostra «palestra degli occhi».
Eccoci tornati alla «palestra degli occhi», signora Paola. Gli adulti che ne frequentano i corsi quali benefici possono trarne, ad esempio nel campo della lettura, che è quello da cui siamo partiti in questa intervista?
Se il nostro «allievo» – chiamiamolo così – è stato un bambino che non ha potuto percorrere a pieno le tappe dello sviluppo con l’esperienza necessaria. O se ha potuto percorrerle, ma, in seguito, il patrimonio acquisito si è deteriorato a causa di abitudini di vita negative (come lo stare davanti al computer per giornate intere, il non vivere mai all’aria aperta e così via), la «palestra» serve a colmare questi deficit, insegnando esercizi semplici che servono a riprodurre quelle esperienze necessarie per migliorare le nostre abilità visive. Una vera e propria rieducazione.