Uomoterra

Uomoterra

Il saggio di Mauro Aresu “Uomoterra”, (pagine 112, €20) “Ago e Filo Editore” di Palau.

Nel vasto panorama delle pubblicazioni sarde che in un modo o nell’altro si rifanno all’esegesi storica di quel grande fenomeno culturale che fu la fioritura della cultura nuragica, il saggio di Aresu si pone indubbiamente in un’angolatura straordinaria: ricostruire la presenza, l’architettura, lo spirito di quelle popolazioni attraverso il loro costante riferimento alla Terra, madre e custode di tutte le creature viventi.

Nato nel 1958, appassionato di archeologia, e scopritore di monumenti nuragici, Mauro Aresu ha visto sviluppare in sé “quasi per caso” come egli stesso afferma, la possibilità di agire attraverso l’indagine rabdomantica del terreno per scoprire forme e manifestazioni neolitiche. Un sistema – quello rabdomantico – ancora felicemente usato in modo empirico per la ricerca delle falde acquifere sotterranee.

Ma se si fosse limitato a questo, non avrebbe detto niente di nuovo, essendo pacifico che nell’antichità la ricerca dell’acqua doveva avvenire in modo strettamente empirico o, se vogliamo, attraverso la “sensitività” di uomini particolarmente dotati.

Aresu afferma però nel suo saggio che tutta la vita sociale dei nuragici contemplava il rispetto delle emanazioni magnetiche del sottosuolo, sia per la ricerca dell’acqua (vedi i pozzi sacri, ad esempio) ma soprattutto per il raggiungimento del benessere fisico desiderato come comportamento “in sintonia con la natura”.


Recensione a cura di Francesco Nardini
I nuraghi e le tombe dei giganti: “segnali” della divinità terrena È qui dunque che l’autore esce dai canoni tradizionali della ricerca archeologica, che effettua materialmente tramite l’ausilio della bacchetta magica del cercatore, e dai canoni tradizionali della sistemazione del fenomeno architettonico nuragico nella storia dello sviluppo delle idee: il rabdomantismo non è più un’arte di ricerca secondaria e pseudoscientifica, ma diviene scienza esatta delle costruzioni e del benessere fisico umano.Partendo dal dato di fatto che è ormai accertato scientificamente che particolari emanazioni del magnetismo terrestre sono perniciose all’individuo (per non parlare dei magnetismi artificiali o elettromagnetismi), come le famose fasce di Hartmann che avvolgono tutta la superficie del pianeta, Aresu costruisce l’assunto – e cerca di dimostrarlo praticamente – che tutta l’architettura nuragica ubbidiva ad un concetto fondamentale: vivere in assoluta armonia con la Terra.Niente di misterioso nella costruzione e nelle dimensioni del nuraghe, o della tomba dei giganti, o nel pozzo sacro: tutto era realizzato tenendo conto dei flussi magnetici sotterranei adeguando le costruzioni ad una primitiva quanto efficace bioarchitettura ante litteram, tutte le architetture erano innanzitutto un segnale per gli abitanti della terra.Una testimonianza assoluta della divinità terrena capace di dare bontà o malattia a seconda del caso, un riferimento da non ignorare. Uomoterra cioè, unificazione del creato con la creazione nel senso più benefico possibile.

Il guaio è che gli uomini, ormai imbottiti di tecnica, hanno perduto sia la sensitività rabdomantica, sia il valore del contatto con la natura e dei suoi fluidi, ed agiscono in modo fin troppo arbitrario mettendo in crisi la loro salute sia fisica che psichica.

Uomoterra non è però un libro-ricetta, né un libro-formulario, è lo scritto di una persona che riflette seriamente e originalmente su un fenomeno concreto e storicamente accertato, che scava nell’ancestralità dei riti e delle costumanze religiose, che ci pone una mosca nell’orecchio e ci lascia a fine lettura più inquietanti domande di quante ce ne ponevamo all’inizio, ma ci addita forse un ambito di ricerca ancora volutamente ignorato.